martedì 22 marzo 2011

Mille gru per esaudire un desiderio: Sadako Sasaki.

Il Giappone non è nuovo ai problemi con il nucleare...
Il 6 agosto 1945, alle 8:16, Little Boy (così gli Americani chiamarono un'atomica; l'altra, più grossa, si chiamava Fat Boy) cadde sulla città di Hiroshima, a circa 2 chilometri da casa di Sadako Sasaki.
La protagonista di questo post, a quell'epoca era solo una bambina di due anni e fu l'unica a sopravvivere di tutta la sua famiglia.
Cosa lega Sadako alla gru, uccello simbolo di lunga vita?
Accadde che la piccola visse... fino ad undici anni crescendo come ogni bambina sana, finché le venne diagnosticata una grave forma di leucemia, dovuta all'esposizione alle radiazioni alle quali fu sottoposta dal bombardamento atomico.

Da quel momento, speranzosa e forte di un'antica leggenda raccontatale dall'amica Chizuko Hamamoto, cominciò a realizzare delle piccole gru con la tecnica dell'origami.

Vi chiederete il perché, immagino.

La tradizione dicevache se una persona avesse costruito mille gru di carta in quel modo, avrebbe potuto realizzare i suoi desideri.

La bambina si mise all'opera con l'intento di poter tornare a correre, sua passione principale, e di porre fine a tutte le sofferenze del mondo, portando la pace all'umanità.

Non sappiamo esattamente se riuscì nel suo intento; sembra che prima di morire, durante i 14 mesi trascorsi in ospedale, ne sia riuscita a costruire solo 644 e le restanti 356 siano state realizzate dai suoi amici così che tutte le 1000 gru potessero essere sepolte con lei.

Dopo la sua morte, i suoi amici e compagni di scuola pubblicarono una raccolta di lettere al fine di raccogliere fondi per costruire un monumento in memoria di Sadako e degli altri bambini morti in seguito alla bomba atomica di Hiroshima.
Nel 1958, fu collocata all'Hiroshima Peace Memorial una statua raffigurante la bambina mentre tende una gru d'oro verso il cielo ed ai piedi della statua è stata posta una targa che reca incisa la frase: "Questo è il tuo pianto. La nostra preghiera. Pace nel mondo."
Chi visita oggi le città devastate dalle esplosioni nucleari del 1945, passa a far visita a questo monumento ed in segno di rispetto, pace e speranza lascia una gru di carta in ricordo di Sadako.

Visto quanto successo, nuovamente, in Giappone e tenuto conto che tutti noi abbiamo un desiderio che speriamo possa essere esaudito, ho pensato di parlarvi di questa storia e di fornirvi uno strumento per poter realizzare, se volete, la vostra (o le vostre 1000) gru di carta.

L'origami è una tecnica orientale antichissima che consiste nel creare oggetti tridimensionali piegando opportunamente dei fogli di carta.

La spiegazione di come si realizzano i diversi soggetti con dei disegni non è facile, ma ho trovato on line un sito che spiega con delle animazioni come si possa fare.


Fate anche voi la vostra gru, non è difficile.
Se poi vorrete cercare di realizzare i vostri desideri, vi basterà farne una al giorno ed in meno di tre anni avrete raggiunto i mille esemplari di cui parlava l'antica leggenda.

E' un vero peccato che Sadako non abbia avuto tutto questo tempo... ed è ancora peggio se si pensa che le persone che hanno lavorato alle centrali in questi giorni possano essere nella stessa situazione.

Sono sicuro che una gru di carta vi ha fatto riflettere.
Sono ancora più sicuro del fatto che i piccoli problemi che incontriamo ogni giorno e che sembrano essere a volte insormontabili, adesso sono diventati meno importanti.

Prendete anche voi un foglietto di carta e cinque minuti liberi... quando avremo finito la nostra gru, rivolgiamo un pensiero alle vittime del terremoto e desideriamo che ciò non si ripeta, mai più.

Noi ci si prova...

Buono studio
GAGiuliani

________________________________
FONTI
Sadako Sasaki wikipedia
Origami.org

Origami wikipedia

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Provare? ... Mi era sembrato di capire che questa parola fosse stata citata in giudizio parecchie volte da due anni a questa parte...

GianAchille Giuliani ha detto...

E' vero.
Come cito spesso... "non esiste provare, o fare o non fare" prendendo in prestito una massima di un maestro a me caro che vuol significare che chi si approccia ad un'azione "provando" sa già in cuor suo che probabilmente non riuscirà nell'impresa; solo chi decide di "fare" darà il meglio di sé ed accetterà serenamente la sconfitta eventuale, perché saprà di aver fatto tutto quanto era nelle sue possibilità.
Ho scritto nel post "Noi ci si prova..." perché ad oggi non sono ancora riuscito a trovare un modo per esaudire con certezza i desideri.
Ci lavorerò ancora e, se riuscirò a trovarne la soluzione, correggerò la scritta in "Facciamolo!".
Voi, per il resto che non è puro desiderio, non "provate"... fate!

Anonimo ha detto...

"Mai ti viene concesso un desiderio, senza che ti sia concessa la possibilità di farlo avverare. Può darsi che tu debba faticare per questo tuttavia..."
Richard Bach.

Secondo me (ma sono solo mie ipotesi) l'avverarsi di un desiderio dipende soprattutto da quanto si è disposti a dare e rinunciare per questo...

GianAchille Giuliani ha detto...

Puntuale e profonda, come solitamente è Anna.

Da piccolo vidi un film, Cenerentola, nel quale lei cantava:

"I sogni son desideri
chiusi in fondo al cuor
nel sonno ci sembran veri
e tutto ci parla d’amor
se credi chissà che un giorno
non giunga la felicità…
non disperare nel presente
ma credi fermamente
e il sogno realtà diverrà!

Se il mondo soffrir ti fa..
non devi disperar..
ma chiudi gli occhi per sognar
e tutto cambierà."

Sfortunatamente per vedere ciò che sta accadendo in Giappone e in Libia, si devono tenere gli occhi ben aperti.

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