lunedì 7 marzo 2011

Cocaina e bordeaux, ovvero, il Vin Mariani...

I jeans? Tela genova...
Santa Claus? San Nicola...
La Coca Cola? VIN MARIANI!

Ma quante scoperte ed invenzioni sono italiane? Quanto è stato veramente l'apporto di questo paese alla cultura ed al progresso degli altri popoli?
Italiani, "un popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di trasmigratori"... secondo una celebre frase che Benito Mussolini pronunciò in un discorso del 1935, all'inizio della conquista dell'Etiopia parlando del popolo Italiano apportatore di civiltà nei secoli a tutto il mondo ma allora avversato, dalle Nazioni ricchissime che gia' ci avevano maltrattato dopo la prima guerra mondiale "lasciando a noi solo le briciole del ricco bottino coloniale altrui"; la frase oggi campeggia sui muri del Palazzo della Civilta' del Lavoro, a Roma Eur.

Mussolini ha dimenticato però un appellativo che più si adatta alla figura di molti nostri compaesani: SCOPRITORI.

Lo "scopritore" di questo nostro post, il vero e unico responsabile della storia e della fortuna di una delle bevande più note e bevute nel mondo, è Paolo Mantegazza, che nel 1859 ha pubblicato un saggio “Sulle virtù igieniche e medicinali della coca e sugli alimenti nervosi in generale”.

Si laureò a 23 anni in medicina e chirurgia all'Istituto Lombardo di Pavia. Subito dopo la laurea partì per l'America del Sud per continuare i suoi studi.
Svolse l'attività medica e di ricerca etnografica durante il suo soggiorno in Sud America dal 1854 al 1858. Fra il 1870 e il 1890 compì varie spedizioni scientifiche in regioni allora poco conosciute. In Argentina, in Paraguay e in Bolivia è attualmente riconosciuto come un autore classico.
Fondatore della Società Italiana di Antropologia e Etnologia, fu difensore del darwinismo e tra il 1868 al 1875 corrispondente di Charles Darwin. Fu Senatore del Senato del Regno d'Italia.

Lo scienziato lombardo, nel corso d'una sua lunga permanenza in Perù, aveva osservato (e sperimentato personalmente) l'ampio uso che gli indigeni facevano delle foglie di coca, «la magica pianta degli Incas», descrivendo in termini più che positivi gli effetti provocati dalla sostanza. In quello stesso periodo, in effetti, non pochi medici e scienziati proponevano di utilizzare la coca per fini terapeutici, soprattutto per la cura delle malattie mentali.

Qui entra in gioco il buon Mariani...

Angelo Francois Mariani (17 dicembre 1838 - 1 aprile 1914) nato in Corsica, proveniente da benestante famiglia di farmacisti e dotato di intelligenza pronta e vivace, poté studiare, diventando chimico e preparatore farmaceutico.
Nel 1863, in Francia, dove era emigrato per lavoro, inventò una bevanda tonica, realizzata con vino di Bordeaux nel quale erano messe a macerare foglie di coca.
Tredici anni prima dell’invenzione della Coca-Cola, di fatto, il chimico e impresario inventò il “Vino Mariani”, che subito brevettò ed immediatamente si trasformò nella bevanda più popolare d’Europa, visto che curava dolori, dispepsia e altri malanni comuni.

In realtà nel laboratorio della sua farmacia a Parigi preparò parecchie specialità, ma fu il "Vin Mariani" a dargli una fortuna economica e la celebrità.

Il Vino Mariani era preparato macerando 60 grammi delle "migliori foglie di coca" provenienti dal Perù, per 10 ore, in un litro di "fine Bordeaux"; poteva contenere da 150 a 300 milligrammi per litro di cocaina, cosicché un bicchiere non ne poteva accogliere più di 25-50 milligrammi. A queste dosi, la cocaina ingerita per bocca ha un'azione assai modesta, anche perché viene rapidamente scissa in composti non psicoattivi.

Ma nel “magico” vino del signor Mariani c'era un segreto, a lui in effetti ignoto e solo recentemente scoperto. Due gruppi indipendenti di ricercatori, a Barcellona in Catalogna ed a Miami in Florida, nel 1990 hanno scoperto che associando alcool e cocaina si forma un prodotto, il cocaetilene, che mantiene le caratteristiche psicostimolanti della cocaina [Le carbossilesterasi, gli enzimi che in presenza di sola cocaina produrrebbero metaboliti inattivi per idrolisi, reagiscono diversamente in presenza di etanolo, in quanto una porzione di cocaina subisce transesterificazione con l'etanolo formando cocaetilene. Il cocaetilene ha effetti simili a quelli della cocaina. Gli effetti si manifestano più velocemente e persistono per più tempo, e la tossicità a carico del Sistema Nervoso Centrale, del cuore e del fegato è più elevata. L'alcool rende più difficile controllare i risvolti prettamente psicotropi della sostanza (come ansia, fobia ed aggressività)].
Pertanto - a parte qualche timore d'una maggiore tossicità - l'assunzione della cocaina in soluzione nel vino potenzia di molto l'effetto di una stessa dose di alcaloide presa per bocca da sola.

E' stato scritto che ogni oncia di Vin Mariani conteneva l’11% di volume alcolico e in media 6,5 milligrammi di cocaina. I dati della composizione forniti dallo stesso Mariani nel 1904 davano un tasso alcolico più alto (17% in volume).

Il Vino Mariani fu particolarmente apprezzato da due papi: Leone XIII e Pio X. Il primo ne fu così entusiasta che, in segno della sua approvazione ufficiale, lo insignì d'una medaglia d'oro speciale. Il ritratto di tale pontefice, inoltre, comparve quale "testimone d'alto rango" su alcuni manifesti ed inserzioni che Mariani aveva ordinato per pubblicizzare il prodotto.

I Papi, però, non furono certo gli unici celebri estimatori del prodotto, infatti fra il 1870 ed il 1913, Mariani ebbe, fra i suoi innumerevoli clienti di tutto il mondo, ben sedici fra re e regine, dallo zar di Russia al principe di Galles, dallo Scià di Persia alla Regina Vittoria ed oltre un migliaio di altre celebrità, da Sarah Bernhardt a Thomas Edison, da Émile Zola a Charles Gounod, da Herbert George Wells al presidente americano William McKinley.
Non mancarono gli scrittori come Verne, Dumas, Conan Doyle, Stevenson e gli scienziati come Poincaré. Famosi o sconosciuti, questi clienti compravano (o spesso, se erano importanti, ricevevano in omaggio) il suo famoso “Vino Tonico Mariani alla coca del Perù”.












Il Vin Mariani diventò in breve così popolare da far sorgere numerose imitazioni, dal Metcalf al vino alla coca Maltine.

Come sulle etichette di questi ultimi due, anche il vin Mariani faceva sfoggio in bella mostra (tappo incluso) del medicamentoso e tonico ingrediente: la coca.





La pianta Erythroxylon coca, da dove attualmente si estrae la cocaina, sostanza che produce effetti psicoattivi, si coltiva principalmente nella cordigliera andina (in Sudamerica).


Per più di mille anni la foglia di coca è stata usata dalla popolazione indigena della regione, anche se, comparata con la sostanza pura chiamata cocaina, la foglia di coca masticata dagli indigeni produce gli stessi effetti però nell’ordine dell’1%.
Per gli Incas del Perù le foglie della pianta avevano una grande importanza rituale e religiosa. Inoltre permettevano loro di sopportare gli estenuanti lavori.

Venti anni prima che si inventi la Coca-Cola, nel 1860 (alla luce delle scoperte e delle pubblicazioni del nostro Mantegazza) in Germania, un chimico riuscì ad estrarre dalla foglia di coca peruviana, la cocaina pura. Si chiamava Albert Niemman.

Si dimostrò così che gli effetti della foglia provenivano dalla cocaina. Sigmund Freud, nato in Austria allora aveva solo quattro anni.
Anni dopo, compiendo studi di medicina, cominciò ad analizzare gli effetti che produceva la cocaina che in seguito venne usata molto come medicina per alleviare l’ansia, la depressione e la dipendenza da morfina.
Un medico amico di Freud, Ernst Fleisch, cominciò a prenderla per diminuire il dolore causato dall’amputazione del suo dito pollice e piano piano la sua dipendenza da cocaina crebbe costringendolo ad assumere dosi ogni volta maggiori. Fu uno dei primi casi di psicosi causata dalla cocaina. Più tardi, nel 1905, si scoprì la procaina, utilizzata come anestetico locale simile alla cocaina.

Gli effetti medicinali della foglia di coca causarono un aumento enorme della sua domanda nel contesto della guerra e della depressione sociale. Durante la seconda metà del secolo XIX si consumò di più in Europa, grazie alle sue relazioni coloniali con il Sudamerica, e in seguito sempre di più anche negli Stati Uniti.

Anni dopo il "vin Mariani", nel 1876, un quacchero di Filadelfia lanciò sul mercato la sua Hires Root Beer, una miscela di bacche e radici selvatiche.

Nel frattempo in America Latina e nel Caribe si spargeva molto sangue ed i popoli indigeni si dibattevano nel loro processo di indipendenza dalla colonizzazione europea.

Successe poi che John Stith Pemberton, un reduce della Guerra Civile, che come moltri altri era diventato morfinomane sui campi di battaglia, inventò la coca cola, bevanda stimolante, in modo da poter sostituire l’alcol e il vino, che erano proibiti nel 1885 dal movimento per la Temperanza della sua città (Atlanta).
Nella sua prima formulazione la bibita conteneva la cocaina, scoperta come possibile sostituto della morfina, di moda fra i borghesi e gli intellettuali.

Nel crearla Pemberton mischiò la polvere della coca peruviana con la noce di Cola (che contiene molta caffeina) e con la Damiana, in un secondo tempo quest’ultimo elemento fu omesso nella ricetta finale del 1886.

Anche la The New Georgia Enciclopedy riporta ufficialmente che Pemberton si basò sulla bevanda inventata da Mariani

"John Stith Pemberton based "Pemberton's French Wine Coca," a drink that was very popular in Atlanta, on Vin Mariani, a French beverage formulated by Mariani & Company of Paris".


Il socio dell’inventore, tale Robinson, decise il nome della bibita allitterando la definizione dei primi due ingredienti; nacque così la Coca-Cola.
Ufficialmente Pemberton viene definito un farmacista botanico.

Il brevetto e i diritti della Coca-Cola, furono successivamente venduti per 2300 dollari, al signor Asa Candler, il fondatore dell’impero del”oro nero”. Negli anni seguenti, la Coca-Cola, perse la cocaina come composto, anche se alcuni affermano che non ne ha mai fatto parte.

Da lì in poi, la storia della coca cola ha avuto l'evoluzione che l'ha coronata "bevanda conosciuta in ogni dove".


Cosa sarebbe accaduto senza gli studi di Paolo Mantegazza?
Probabilmente sarebbe accaduto tutto lo stesso, ma Mantegazza c'è arrivato per primo, e ciò è sufficiente.


So di certo di avervi fornito informazioni utili.
Buono studio.
GAGiuliani

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FONTI:
educational.rai.it
ipsnet.it/chiapas
minerva università di torino
cocaine.org

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se la cocaina è stata omessa (per fortuna), quale sarebbe "l'ingrediente segreto" di cui si sente parlare in giro?

GianAchille Giuliani ha detto...

Non lo so.
Per ora sono riusciti a tenerlo segreto... se davvero esiste!

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