domenica 13 marzo 2011

Terremoto in Giappone e problema nucleare: sondaggio al volo nella nostra comunità.

Ricordo ancora bene quando, novello votante, venni chiamato ad esprimermi in merito al destino nucleare italiano, con il referendum della fine degli anni ottanta (1987).
Oggi molti di voi non possono ancora votare, ma paradossalmente posseggono un parere e a volte anche le conoscenze per esprimere un voto consapevole, molto più consapevole di altri aventi diritto al voto.
In linea con questo pensiero, vi propongo... un sondaggio al volo, simile ad una espressione di voto, che troverete nella colonna centrale subito dopo il contatore visite.

L'attuale crisi nucleare giapponese dovuta ai danni provocati alle centrali dal terremoto e dal maremoto, implica una seria revisione del piano di sviluppo nucleare.

Voi dovete esprimervi sul destino del vostro futuro.

Sono molto interessato a conoscere il vostro parere e vi invito a votare.
Potete scegliere una sola opzione (che è comunque meglio di rispondere solo sì o no).

La votazione non sarà qualcosa di valido per cambiare il corso delle cose ma, se si hanno delle idee e le idee si condividono (con la cura di dimostrare le affermazioni a supporto delle idee) nulla è precluso.

Si vota fino a domenica 27.

Per completezza d'informazione, vi rinfresco cosa accadde nel 1987 e nello specifico quali furono i quesiti referendari sul nucleare ed i relativi risultati di voto:

"... contemporaneamente si votò per tre referendum relativi al nucleare. Le tre domande che furono rivolte ai cittadini elettori italiani furono le seguenti (se ne riporta il senso, più che il contenuto esatto):
1. Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono entro tempi stabiliti? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "la procedura per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle aree suscettibili di insediamento", previste dal 13° comma dell'articolo unico legge 10/1/1983 n.8)
2. Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone? (la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "l'erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi", previsti dai commi 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 della citata legge)
3.
Volete che venga abrogata la norma che consente all’ENEL (Ente Nazionale Energia Elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero? (questa norma è contenuta in una legge molto più vecchia, e precisamente la N.856 del 1973, che modificava l’articolo 1 della legge istitutiva dell’ENEL).

Dunque, all'atto pratico, con le tre domande si domandava di cancellare alcune disposizioni di legge concepite per rendere più facili e rapidi gli insediamenti energetici: la prima era stata creata per evitare che il sindaco di un piccolo paese di duemila abitanti dove era previsto l’insediamento di una centrale nucleare potesse opporsi ad oltranza, mentre la seconda era la cosiddetta “monetizzazione del rischio” per i comuni che ospitavano impianti di produzione di energia (non necessariamente nucleari, ma anche a carbone).

Ecco i risultati dei tre "referendum sul nucleare": in tutti e tre i casi vinse il SI all'abrogazione.

Tuttavia i referendum, così come erano stati formulati, non permisero agli italiani di esprimersi anche su un altro quesito: se permettere di comprare o meno energia elettrica prodotta da centrali nucleari all' estero. Ecco perchè ancora oggi l' Italia può comprare energia nucleare dalla Francia.

Il Governo, considerati i risultati del referendum, procedette alla sospensione dei lavori della centrale di Trino 2 (Vercelli), alla chiusura della centrale di Latina, alla verifica della sicurezza delle centrali di Caorso (Piacenza) e di Trino 1 (Vercelli) e della fattibilità di riconversione della centrale di Montalto di Castro (Viterbo).

Dunque con il referendum abrogativo del 1987 è stato "di fatto" sancito l'abbandono, da parte dell'Italia, del ricorso al nucleare come forma di approvvigionamento energetico. In attuazione di detto referendum, infatti, nel 1988 il Governo italiano, in sede di approvazione del nuovo «Piano energetico nazionale», ha deliberato la moratoria nell'utilizzo del nucleare da fissione quale fonte energetica, lanciando nel contempo un programma per l'arresto, a breve, dell'assemblaggio di combustibile nucleare.
Con detta procedura, si è pertanto posto il problema dello smantellamento delle centrali nucleari esistenti e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi derivanti dal funzionamento delle stesse. A questo problema hanno dato concretamente seguito, tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, varie delibere del CIPE, che hanno disposto la chiusura definitiva degli impianti interessati. Tra dette delibere, si segnalano in particolare quelle relative alle centrali di Trino Vercellese e Caorso (luglio 1990), che avevano già provveduto, peraltro, alla preventiva fermata degli impianti nel marzo del 1987.
E in linea generale negli anni subito successivi (tra il 1987 e il 1995), ci si è preoccupati soprattutto di procedere alla definitiva ed effettiva chiusura degli impianti in esercizio. "



Mappa del nucleare europeo oggi
In rosso dove viene prodotta energia nucleare


Grazie per la collaborazione.
GAGiuliani

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FONTI:
Ministero dell'Interno Direzione centrale dei Servizi Elettorali

Il Poliedrico blog
Zonanucleare

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