mercoledì 16 marzo 2011

Iodio e vino rosso contro la radioattività: approfondiamo l'argomento.

In questi giorni si sente affermare che i tecnici giapponesi stanno distribuendo (o quantomeno stanno predisponendo la fornitura) di pastiglie di iodio stabilizzato da fornire alla popolazione per combattere l'accumulo corporeo di radioattività.
In questo post cercheremo di dare una risposta a quale sia l'effetto provocato dall'esposizione allo iodio radioattivo e al meccanismo di funzionamento dello iodio stabilizzato.
Seguitemi in questa discussione...

In attesa di capire come si risolverà la situazione a Fukushima, Wired.it ha contattato un esperto dell’Istituto Superiore di Sanità, Francesco Bochicchio, per valutare i rischi che simili fughe radioattive potrebbero comportare per la salute dei cittadini: “ La gestione dell’emergenza da parte dei colleghi giapponesi sembra per il momento molto buona. Perciò come cittadino del mondo mi sento abbastanza tranquillo”, esordisce Bochicchio: “ Attualmente bisogna evitare che la gestione sfugga dal controllo. Il rischio è che la produzione di calore aumenti fino al punto di fondere il nocciolo, come successe a Chernobyl. Ciò non è ancora del tutto escludibile, ma anche nel caso in cui si verificasse una fusione parziale delle barre di combustibile la cosa più importante, in termini di inquinamento radioattivo, è che l’involucro che contiene il nocciolo sia integro. ” Chernobyl, insomma, per ora è uno spauracchio lontano e l’Italia, secondo Bochicchio, sarebbe fuori pericolo. Nella prefettura di Fukushima, tuttavia, vengono registrati livelli di radioattività preoccupanti. Nella giornata di sabato, tre pazienti di un ospedale vicino all’impianto di Fukushima sono risultati positivi ai controlli di contaminazione radioattiva, e altri 87 potrebbero essere a rischio. Nel frattempo, i livelli di radioattività rilevati nelle ultime ore sono tutt’altro che tranquillizzanti.
Questa mattina, nelle zone a nord-ovest rispetto all’impianto, si è registrato un aumento nei livelli pari a 680 microSieverts per ora (il che significa 4 mesi di normale esposizione concentrati in 60 minuti).
“ I radionuclidi rilasciati in queste fasi sono quelli gassosi e buona parte di questi ha una vita media abbastanza breve”, spiega Bochicchio: “ per esempio lo Iodio-131. Lo iodio si accumula nella tiroide secondo una quantità fissata. Per prevenire l’accumulo dello iodio radioattivo a livello della tiroide, solitamente si fornisce alla popolazione barrette di iodio non radioattivo, che se assunte nella dovuta quantità impediscono che la tiroide incorpori il contaminante radioattivo.

Ma attenzione,sebbene le autorità abbiano annunciato di aver pianificato la distribuzione di pillole di ioduro di potassio, questo provvedimento è efficace solo se le pillole vengono assunte prima della contaminazione.
Nelle ultime ore, poi, si è diffuso il timore che i contaminanti gassosi prodotti a Fukushima potessero essere trasportati in altre zone del Giappone per opera del vento. Per fortuna, il vento che in queste ore soffia da Fukushima verso Tokyo è debole, ed è quindi poco probabile che i contaminanti avranno una qualche ricaduta sulla capitale. Ma nel caso in cui la situazione dei tre reattori dovesse precipitare, i rischi sarebbero di tutt’altro calibro. Se dovesse verificarsi un altro evento esplosivo che interessa il nucleo, e pezzi fusi di barre di combustibile venissero sparati a grande altezza (come accadde a Chernobyl), si potrebbe verificare un rilascio di Cesio radioattivo che potrebbe arrivare anche a parecchi chilometri di distanza, a seconda della situazione di venti e precipitazioni. “ Il problema del Cesio è che ha un tempo di dimezzamento pari a 30 anni, e quindi non bastano poche settimane per vederne scomparire gli effetti, come nel caso dello Iodio, ma tantissimi anni. Inoltre, il Cesio può contaminare potenzialmente qualsiasi cellula, può dar luogo all’irradiamento del midollo e dare rischio di leucemia ”, afferma Bochicchio, ma avverte: “ Di Cesio in genere ce n’è poco, e non è così volatile, quindi per mandarlo in giro ci vuole più di un semplice sbuffo.” Ma cosa possono fare le persone interessate dalla contaminazione per prevenirne i tragici epiloghi? “ Innanzitutto, cercare il più possibile di non esporsi a questi rilasci. Evitare di bere acqua che potrebbe essere stata esposta ai radionuclidi, ma soprattutto”, conclude Bochicchio: “ Cercare di non uscire all’aria aperta, soprattutto in caso di pioggia”.

Ma non finisce qui.
Discutendo di questo argomento ieri in classe, mi sono ricordato di un film che vidi tempo fa; in un sommergibile russo che aveva problemi di gestione di un reattore nucleare (usato come fonte energetica propulsiva) una squadra di militari si fece carico di ripristinare il funzionamento del sistema di raffreddamento.
Il medico di bordo prescrisse del vino rosso per limitare l'assorbimento delle reazioni alle quali furono sottoposti.
Il film si intitola K-19: The Widowmaker, del 2002, Regia di Kathryn Bigelow con Harrison Ford e Liam Neeson, che vi consiglio di vedere, se non l'avete già visto.





Quali sono i fondamenti chimici dell'assunzione del vino rosso in questo caso?

Il resveratrolo, un polifenolo antiossidante molto comune nel vino e nella frutta che, oltre a ridurre l`insorgenza di alcuni tipi di cancro e a diminuire il rischio di patologie cardiovascolari, protegge anche dall'esposizione alle radiazioni.
Lo sostiene un team di ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora a Boston che l'ha reso noto nel corso di un'assemblea della American Society for Therapeutic Radiology.
I test, effettuati sui topi, si sono concentrati nell'individuazione di piccole molecole anti-radioattive che possono essere di semplice reperimento e somministrazione.

Il resveratrolo, alterato con un composto chiamato acetile, risulta anche di facile conservazione, trasporto e distribuzione. Gli studi hanno dimostrato inoltre che è in grado di prevenire i danni causati dall'esposizione a una fonte radioattiva.
“Attualmente sul mercato non ci sono medicine che difendono l'organismo dalle radiazioni – ha affermato Joel Greenberger, capo del Dipartimento di Oncologia radioattiva dell'Università di Pittsburgh e autore della ricerca – . Il nostro obiettivo è sviluppare un farmaco efficiente e non tossico”.
Il resveratrolo acetilato pare si presti bene allo scopo: Greenberger e il suo team stanno conducendo ulteriori studi.

Intanto, in attesa di nuove scoperte, si può preventivamente continuare ad assumere un bicchiere di vino a pasto.

Spero di essere stato utile.

Buono studio
GAGiuliani

_____________________________
FONTI
sistemielettorali wordpress
sole 24 ore on line

2 commenti:

Anonimo ha detto...

queste informazioni sono importantisime per la gente

GianAchille Giuliani ha detto...

Grazie.
Si fa quel che si può per far circolare informazione.
Lo scopo della rete mondiale e di questo blog è proprio questo.
Aggiungi il tuo nome agli "Amici di questo blog" e continua a seguirlo.
A presto.
GAGiuliani

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...