giovedì 24 febbraio 2011

Petrolio e crisi mediorientale: ci avviciniamo ad un nuovo momento di crisi mondiale?

Rieccoci. Le notizie che quotidianamente ci giungono dal nord del continente Africano ci caricano di preoccupazione. Come sappiamo, quella zona è tra le più ricche di petrolio e la civiltà moderna si basa in gran parte sull'utilizzo di questa sostanza.
Quanto è preoccupante le situazione?
Scorrendo le notizie pubblicate in questi momenti... leggiamo che:

"La guerra civile in Libia e le altre tensioni geopolitiche che scuotono anche alcuni paesi del Golfo Persico fanno volare le quotazioni del petrolio. Il contratto future del Brent, scadenza aprile, ha raggiunto 116,81 dollari al barile, il top dei 30 mesi. Il future del Wti, la qualità di petrolio estratta e scambiata in Nord America, ha invece raggiunto 101,50 dollari al barile." Fonte Yahoo Italia Notizie

Se analizziamo il grafico dei prezzi del petrolio degli ultimi tre anni notiamo un andamento preoccupante:


Fonte Iaconet.com



cosa ne deduciamo?
Al momento dell'ultima crisi mondiale (Luglio 2008) il prezzo del greggio era arrivato a circa 150 dollari statunitensi al barile e la tendenza dell'aumento dei prezzi sembra che stia portando proprio a quei livelli. La faccenda desta quindi una seria preoccupazione!

Dal sito della Stampa.it Economia si legge che:

"La Libia è un Paese centrale dal punto di vista energetico, sia per il petrolio che per il gas. Si tratta infatti del quarto produttore africano di greggio, dietro Nigeria, Algeria e Angola, con una produzione di 1,8 milioni di barili al giorno, e sta acquisendo posizioni anche sul metano, con riserve accertate stimate dall’Opec in 1.540 miliardi di metri cubi ed esportazioni per oltre 10 miliardi di metri cubi l’anno. In caso di arresto o riduzione della produzione, quindi, il mercato mondiale, in particolare quello europeo, si troverebbe privo di importanti quantità di idrocarburi. L’andamento dei prezzi di oggi, che non ha registrato ritmi particolarmente accelerati, suona però già come un campanello d’allarme. Il Brent, il greggio di riferimento quotato a Londra, ha superato i 105 dollari, raggiungendo un massimo di 105,08 dollari, mentre il Wti, il petrolio americano, ha evitato la tempesta grazie alla chiusura per festività della Borsa statunitense. «Al momento - ha spiegato il presidente dell’Unione petrolifera, Pasquale De Vita - non ci sono riflessi di nessun genere, ma speriamo che le tensioni durino il meno possibile, perchè altrimenti alla lunga potrebbero esserci delle ripercussioni sui prezzi». Anche Gazprom, che da pochi giorni ha firmato un accordo con l’Eni per acquisire una quota del giacimento libico Elephant, non nasconde le proprie preoccupazioni: «Come stiamo vedendo, il prezzo di mercato del petrolio è un indicatore oggettivo di quello di cui saremo testimoni in questa regione», ha detto l’ad Alexei Miller, secondo cui «la questione della affidabilità delle forniture alla Ue deve essere analizzata molto più criticamente di quanto è stato fatto sinora». "

e ciò conferma quanto detto prima.

Ma come si stabilisce il prezzo del greggio?
Dal sito UtiFin.com leggiamo:

"La quotazione dei prezzi del petrolio è negli ultimi anni uno dei fattori essenziali per capire l'andamento delle borse mondiali. Ci si chiede quindi da che cosa dipende la quotazione del petrolio e perché ci sono differenze tra i prezzi da un paese rispetto ad un altro.
Rispondere a questi quesiti non è facile in quanto ciò dipende da molti fattori. Tra questi vi sono sicuramente fatti ciclici a livello sociale ed economico cui è protagonista il prezzo del petrolio. Ad esempio il rapporto del prezzo del petrolio per i paesi occidentali fu fortemente influenzato dalla crisi energetica petrolifera agli inizi del 1970 ed ancora agli inizi degli anni 80, con la nascita del cartello opec la quotazione del petrolio sfiorò addirittura il prezzo dei 100 dollari a barile, cioè l'attuale quotazione, infine dalla guerra del golfo sia del 1990 che del 2000.
Questi sono i fatti più eclatanti che hanno contribuito al fenomeno del caro petrolio, ma il prezzo nel breve e medio periodo che fa variare le quotazioni dei prezzi del petrolio e suoi derivati possono essere altresì causati da tensioni sociali nei paesi produttori (ad es. in africa come la nigeria, la libia, o nel medio oriente come Iraq, Iran, ecc.), l'annuncio di previsioni circa il presunto esaurimento del petrolio nel 2030, l'annuncio circa le diminuzioni delle riserve o scorte di barili tra i paesi con il più alto consumo di petrolio (ad es. America, Stati Uniti).
Per quest'ultimo aspetto fa sicuramente salire il prezzo del petrolio la forte domanda di paesi in via di industrializzazione come la Cina e India.
Ma a dire il vero, il prezzo del petrolio è soggetto ad una forte oscillazione anche per speculazioni sul lato dell'offerta dell'oro nero: la organizzazione dei paesi produttori ed esportatori di petrolio, la opec, che possiede circa il 75% delle riserve mondiali di petrolio, ha una grande forza contrattuale nei confronti delle compagnie petrolifere in materia di estrazione, produzione e concessione petrolifere tale da far lievitare ulteriormente i prezzi del greggio, diminuendo la quantità offerta di petrolio sul mercato al fine di sostenere i prezzi ed aumentare gli utili in primis dei paesi produttori aderenti."

Che insegnamento ne deve trarre il chimico provetto?
Che la situazione attuale, con la sua politica e le sue "guerre" sta condizionando fortemente il progresso mondiale e l'utilizzo del petrolio come materia prima.

Sappiamo già che esistono stime che prevedono ancora pochi anni di sfruttamento di questo ormai oggi indispensabile prodotto naturale (alcuni prevedono il picco del petrolio per il 2050 ed altri addirittura per il 2020 - "Il picco si verifica quando la produzione non aumenta più, ed anzi declina per un complesso di cause. Di solito accade quando una risorsa è stata utilizzata per metà della sua disponibilità totale.")

Da blogeko.it leggiamo che:

"Dipendiamo dal petrolio per la produzione di energia, per gli spostamenti, per la produzione di concimi chimici e pesticidi senza i quali i raccolti diminuirebbero drasticamente.
C’è petrolio nella plastica, nelle gomme da masticare, nei rossetti, nelle medicine e insomma in tutta la nostra vita quotidiana.
Il mondo finora, viste anche le stime tranquillizzanti, non si è è troppo affrettato a procurarsi un’alternativa al petrolio, una via d’uscita dal petrolio."

e che: "Fonti indipendenti tuttavia ritengono il “picco” molto prossimo: secondo alcuni è già stato addirittura raggiunto e superato; secondo l’agenzia governativa inglese Energy Research Council il “picco del petrolio” arriverà probabilmente verso il 2020."

Manca poco.
Lavoriamo insieme per trovare valide alternative e per far sì che questo prodotto chimico smetta di essere l'ago della bilancia mondiale, segnando il destino di tante vite e del progresso.

Come è facile vedere, il discorso non è solo chimico ma un insieme di considerazioni che coinvolgono molte discipline.
Al chimico provetto non deve sfuggire questa realtà e deve sforzarsi di tenersi informato, oltre ad imparare la storia, la geografia, la politica...

Chissà che non possa essere un tema di attualità alla prossima prova di maturità.

Grazie per l'attenzione e buono studio.
GAGiuliani

13 commenti:

Stefan ha detto...

http://www.greencrossitalia.org/ambiente/344-dallinghilterra-arriva-lautomobile-alimentata-a-caffe
Hanno dichiarato di poter raggiungere un abbattimento del 90% sulle emissioni di CO2. I consumi sono un po' alti, comunque, é possibile?

GianAchille Giuliani ha detto...

nel post di questo blog non si capisce bene se l'auto venga alimentata con il caffè o con i fondi del caffè.
nel primo caso i costi sarebbero elevatissimi (ad esempio quotazione plausibile sarebbe di 120 cent€/libbra; circa 2.5 €/kg - quasi 2 volte la benzina - http://www.italiaatavola.net/articoli.asp?cod=15157) mentre se si trattasse di fondi le cose cambierebbero, economicamente, ma non in sostanza.
Il consumo di caffè giornaliero e mondiale sarebbe sufficiente ad alimentare le auto circolanti? (La stima della produzione globale per il 2009/10 è stato rivista al ribasso a 120-122 milioni di sacchi)
Quanto costerebbe trasformare le auto in modo da essere alimentate a caffè?
Dove li troviamo i posti per installare una coltura intensiva di caffè?
Non abbiamo disponibilità di vaste zone a verde con le giuste caratteristiche per rendere il progetto fattibile su larga scala.
Ottima la proposta ed ottimo il risultato della ricerca ma credo poco praticabile questa soluzione.
Nei miei ricordi di bambino c'era un episodio di "ritorno al futuro", credo il secondo film, nel quale lo scienziato alimentava l'auto a bucce di banana e avanzi di una bibita...
Da bambino vedevo anche i personaggi di star trek che comunicavano con aggeggi molto simili al mio attuale telefono...
sono fiducioso!

Anonimo ha detto...

Un'alternativa al petrolio non è facile... Ma il motivo non è solo non sapere come sostituirlo.
Ci sono ricercatori che studiano (per esempio) auto che non funzionano con benzina o gasolio, che inquinerebbero molto meno e che permetterebbero di abbassare i costi e i consumi, solo che dietro al commercio del petrolio ci sono un sacco di interessi purtroppo... Le persone che guadagnano sulla vendita delle macchine che funzionano a idrocarburi non hanno nessuna intenzione di vedere i loro guadagni diminuire, perciò puntano a mantenere le cose come sono ora... un po' come succede con il latte crudo, le grandi aziende produttrici di latte pastorizzato le boicottano per evitare che le persone lo comprino... Finché la gente non si cura dall'avidità e dall'egoismo sarà difficile trovare una soluzione, risulta più facile e più comodo pensare :"tanto io sarò già morto quando questi problemi arriveranno, cosa me ne importa? La troverà qualcun'altro la soluzione, non spetta mica a me..." Ed è un pensiero comune, altrimenti un sacco di problemi sarebbero già stati risolti; perché l'uomo ce le ha le capacità, è solo che gli manca la voglia di mettersi in gioco per aiutare gli altri.

GianAchille Giuliani ha detto...

noi siamo qui per aiutarci a vicenda. questo è lo scopo del blog: condividere per evolvere.
una persona a me care direbbe "aiutarsi per arrivare oltre la zona di sviluppo prossimale".
anche dal commento di Anna emerge quanto il tema sia sentito e quanto gli interessi economico/politici siano legati a filo stretto con la scienza.
voi siete il futuro ed al tempo stesso il presente.
se le cose non vanno come volete, studiate, preparatevi e cambiatele!

Nicola Kimik1 Panza ha detto...

una parola.. IDROGENO?
ps : per me il topic è sentitissimo visto che mi devo auto finanziare la benzina per il motorino ;)

Nicola Kimik1 Panza ha detto...

OT - http://www.lswn.it/chimica/articoli/gas_idrati_risorsa_energetica_per_il_futuro

che poi un vero OT non lo è...
prof che ne pensa?

Unknown ha detto...

in questo sito dimostrano come l'aria compressa sia una valida alternativa ;)
http://video.google.it/videoplay?docid=-709529883314083546#
La macchina ad aria compressa esiste già e ha un motore ecologico che emette solo aria fredda (nessuna emissione inquinante). Si riempono le bombole e al costo di 1,50 euro si percorrono 200 Km! La minicar è una macchiana da città che arriva anche a 110 Km/h...

Stefan ha detto...

Mi stavo chiedendo cosa faranno le case produttrici di supercars il giorno in cui tutte le macchine andranno a combustibile alternativo visto che la potenza del motore viene ridotta? Mi viene difficile pensare ad una Pagani Zonda da 65bhp

GianAchille Giuliani ha detto...

Ricordando prima di tutto a chi non lo sapesse che OT è un acronimo inglese che sta per Off Topic (fuori tema), rispondo al commento di Nicola:
i gas idrati esistono nel sottosuolo e sono oggetto di studio in quanto potrebbero presentare un ottimo metodo per trasportare il metano (che oggi si muove o in metanodotti o in navi metaniere).
Non credo possa davvero rappresentare un'alternativa al petrolio ma è una delle tante strade future.
Per approfondimenti "più recenti" si leggano:
http://r-maxim.myblog.it/archive/2011/02/12/gas-naturali-gli-idrati.html
e un documento di Lino Santoro del Comitato Scientifico Nazionale di Legambiente (http://www.legambientetrieste.it/Documenti/GasIdratiSantoro.pdf)

GianAchille Giuliani ha detto...

Rispondo a pole_position con queste osservazioni:
1. nel video (che consiglio a tutti di vedere) si fa riferimento ad una doppia alimentazione, quindi ancora combustibili fossili, ma con minori emissioni.
2. quando si parla di auto a sola aria compressa, si vede una stazione di rifornimento. La persona che spiega il funzionamento del rifornimento dice che l'aria (in pressione a 300 bar) viene caricata direttamente nelle bombole anche se esiste la possibilità di collegare il compressore interno all'auto alla rete elettrica e così facendo il compressore stesso ricarica le bombole - in ambedue i casi non si fanno i conti con l'energia spesa per la compressione che immagino provenga ancora da fonti più o meno tradizionali (idrocarburi e/o nucleare).
3. le bombole occupano un sacco di spazio e sono poco funzionali all'abitabilità dell'auto
4. il personaggio che spiega il funzionamento dell'auto parla di bombole in fibra di carbonio che così costruite "non esplodono" in caso di incidente - NON COMMETTETE IL SUO ERRORE! Le bombole che contengono l'aria non esplodono ma al massimo scoppiano! Due situazioni ben diverse.

Per il resto è un'altra strada da percorrere.
Se utilizzassimo più energia nucleare ci sarebbe disponibilità maggiore per la per la compressione dell'aria; da lì in poi si dovrebbe lavorare su abitabilità e autonomia.
Ottima segnalazione in ogni caso.

GianAchille Giuliani ha detto...

Rispondo a Stefan:
la case produttrici di super auto si adatteranno, come hanno sempre fatto.
Non sarà difficile pensare a Ferrari alimentate ad idrogeno o a suv elettrici.
Mi viene in mente una delle scene iniziali del film "Mission to Mars" dove si vede un ibrido suv/cabrio ISUZU completamente elettrico.
Guardatevelo:
http://lh4.ggpht.com/_X-l5Zu44HAI/SlidD1NUoYI/AAAAAAAAFpA/QCfJoev_1OU/ISUZU%20VEHICROSS%20IN%20MISSION%20TO%20MARS%5B10%5D.jpg

Stefan ha detto...

E la sintesi di Fischer-Tropsch? ... Dopo la discussione di stamattina sono leggermente preoccupato...

GianAchille Giuliani ha detto...

Il Processo Fischer-Tropsch è oggetto di studio da quasi un secolo.
Dà delle ottime possibilità per la produzione di benzine sia a partire dal carbone o dalle biomasse (Coal to liquids) sia dai gas naturali (Gas to liquid).
Ne saranno sicuramente avvantaggiate le nazioni che possono vantare riserve importanti di carbone, per esempio.
Le principali riserve si trovano negli Stati Uniti, Europa occidentale (Regno Unito, Belgio, Francia e Germania), nei paesi dell'ex Unione Sovietica, Polonia, Cina, Australia, Giappone e India.
Anche questa, come le altre è una delle strade percorribili.
Magari farò un post dedicato per approfondire la sintesi di Fisher Tropsch; grazie Stefan per l'idea.

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