giovedì 24 febbraio 2011

Incendiato magazzino: bruciano 500 tonnellate di nylon. Analisi della notizia e delle problematiche chimiche.

Rieccoci a parlare di sicurezza del lavoro e di emergenze dovute ad incidenti che riguardano il mondo della chimica.
L'idea per questo post mi viene suggerita da pese94 che, dopo aver letto e commentato la notizia di ieri, ci ha portato all'attenzione un caso similare accaduto il 10 maggio 2010, a Casnigo in val Gandino; interessata l'azienda Radici Fil.
Il buon pese94 ci ha anche passato dei link ai quali leggere e vedere le notizie che sono state date il giorno dopo l'incidente...

Cominciamo la nostra analisi dell'accaduto proprio da queste:

da l'Eco di Bergamo:

Casnigo, incendio alla Radici Fil
Il magazzino è andato distrutto


"Uno spaventoso incendio è divampato nella notte a Casnigo, in Val Seriana. Le fiamme hanno avvolto e distrutto un magazzino della Radici Fil di Casnigo... La Radici fil produce filati sintetici. Nella zona c'è anche la Poliplast, azienda che lavora materie plastiche. La presenza di queste aziende ha fatto pensare a un rischio inquinamento invece scongiurato."

da Il Giorno:

Casnigo, rogo alla RadiciFil
Magazzino distrutto

"L'incendio è divampato verso l'una e mezza di notte, sorprendendo gli operai che lavoravano durante il turno di notte."

Prosegue affermando che un pauroso incendio ha "completamente avvolto il capannone dell'azienda tessile, nel quale si trovavano stipate ben 500 tonnellate di filato nylon già lavorato (utilizzato per i tendaggi)" "Ad innescarlo probabilmente un corto circuito." "nelle vicinanze si trova anche la Poliplast che lavora materie plastiche e la presenza di questa azienda ha fatto pensare a un rischio inquinamento, per fortuna scongiurato."

Se volete vedere altre fotografie dell'accaduto, cliccate sull'immagine scattata di giorno.

pese94 ci segnala anche due video di cronaca che sono stati realizzati da due televisioni a carattere locale:


Antenna 2 TV


PiùValli TV Clusone



Bene... cominciamo la nostra analisi.
Da quanto scritto e detto nei video abbiamo capito che
  1. sono bruciate 500 tonnellate di nylon
  2. l'incendio è divampato all'una di notte
  3. la rilevazione dell'incendio è avvenuta ad opera di operai che lavoravano nel turno
  4. gli stessi operai (credo quelli delle squadre d'emergenza) hanno provato a sedare l'incendio
  5. i focolai non hanno consentito di estinguerlo
  6. sono intervenuti i VVF che hanno lavorato tutta la notte
  7. è intervenuto il 118, che per fortuna non ha soccorso nessuno
  8. è intervenuta l'ARPA, che non ha rilevato nessuna forma di inquinamento

aggiungiamo dei dati che ci fornisce pese94, essendo figlio di un operaio Poliplast e quindi informato direttamente dei fatti:
  1. sembra che l'innesco dell'incendio sia stato dovuto ad un corto circuito occorso a dei carrelli elevatori (muletti) elettrici che erano in carica nel magazzino soggetto al rogo
  2. sembra anche che in corrispondenza dell'incendio abbia iniziato a piovere e quindi parte dei prodotti di combustione possano essere stati abbattuti sul paese vicino, Leffe.
Andiamo con ordine: cominciamo con il capire cos'è il nylon che è bruciato.

Con il termine nylon ci si riferisce ad una famiglia di polimeri sintetici (poliammidi sintetiche alifatiche, a differenza delle poliammidi aromatiche come il Kevlar e il Nomex) il cui capostipite è il nylon 6,6, ottenuto per la prima volta in Germania da Gabriel e Maas, nel 1899. Nel 1929 furono riconosciute a questo polimero delle proprietà utilizzabili commercialmente. Fu però solo in seguito agli studi sulle poliammidi, condotte da Wallace Carothers alla DuPont di Wilmingtown nel Delaware a partire dal 1935, che nel 1939 poté iniziare la produzione industriale del nylon.

Il nylon 6,6 è il nylon per antonomasia ed è il più diffuso (ne esistono diverse forme: il 6, il 6,6, l'11, il 12, ecc). Chimicamente esso deriva dalla polimerizzazione per condensazione tra la esametilendiammina e l'acido adipico.


Il nylon 6 è invece il prodotto della polimerizzazione del caprolattame


Il nylon è quindi un polimero (dal greco molte parti) cioè una macromolecola con elevato peso molecolare, costituita da un gran numero di piccole unità, dette monomeri (una parte), uguali o diverse fra loro, legate tra loro in una catena mediante la ripetizione dello stesso tipo di legame chimico.
I suoi impieghi sono molteplici e vanno dai filati tessili alla pavimentazione, in quanto rispetto alle fibre naturali presenta i seguenti vantaggi:
  • maggiore resistenza all'usura;
  • non viene attaccato dalle tarme;
  • è leggero;
  • non si restringe durante il lavaggio;
  • si asciuga in fretta e non ha bisogno di stiratura.
Come al solito, se volete approfondire vi consiglio la pagina wikipedia dedicata al nylon.

Tanto carbonio, azoto e ossigeno... 500 tonnellate... ottimo e tanto combustibile.

L'incendio è avvenuto di notte, come accade nella maggior parte dei casi. Il turno di notte si svolge spesso in condizioni di non perfetta efficienza perché capita, agli operai più sprovveduti, di non aver riposato sufficientemente di giorno e quindi di diminuire la soglia di attenzione. Ma non sembra essere il nostro caso perché pare che l'incendio sia stato innescato da un corto circuito al sistema di carica dei muletti ed immediatamente sia stato rilevato dai solerti operai presenti nelle vicinanze.
Di primo acchito direi che i muletti non dovevano stare lì in carica, proprio perché potevano essere soggetti a corto circuito e convivevano con materiale infiammabile.

Nei video si vedono sia i VVF sia gli operatori del 118 che intervengono sul posto, con mascherine bianche che sembrano proprio essere tipiche per la protezione da polveri... saranno sufficienti?

Sono andato a vedere cosa mi dice il sevizio CHEMCAS in proposito al nylon 6,6 confermandomi ciò che già mi aspettavo.

**** SECTION 3 - HAZARDS IDENTIFICATION ****

EMERGENCY OVERVIEW
The toxicological properties of this material have not been fully investigated.

Potential Health Effects
Eye: May cause eye irritation. The toxicological properties of this material have not been fully investigated.
Skin: May cause skin irritation. The toxicological properties of this material have not been fully investigated.
Ingestion: May cause irritation of the digestive tract. The toxicological properties of this substance have not been fully investigated.
Inhalation: May cause respiratory tract irritation. The toxicological properties of this substance have not been fully investigated.
Chronic: No information found.

cioè il nylon 6,6 può dare origine a tanti effetti negativi, preso come sostanza pura a sé stante, anche se effettivamente tali effetti non hanno studi a supporto che ne certifichino il comportamento.

Ma se lo brucio?

**** SECTION 5 - FIRE FIGHTING MEASURES ****

General Information: As in any fire, wear a self-contained breathing apparatus in pressure-demand, MSHA/NIOSH (approved or equivalent), and full protective gear. During a fire, irritating and highly toxic gases may be generated by thermal decomposition or combustion.
Extinguishing Media: Use agent most appropriate to extinguish fire. Use water spray, dry
chemical, carbon dioxide, or appropriate foam.

Eccoci... lo sapevo!
Il problema non è il nylon 6,6 ma quello che gli accade quando comincia a bruciare!

Quindi la mascherina delle squadre di soccorso non andava bene; serviva indossare un autorespiratore pienofacciale a domanda d'aria (del tipo a sovrapressione) abbinato ad abbigliamento in grado di fornire protezione completa.

E quali sono i prodotti della combustione del nylon?
Analizziamoli insieme capendo il loro effetto sull'organismo:

Biossido di carbonio o anidride carbonica CO2: è un gas incolore, inodore, tossico,asfissiante. Si forma sempre in grande quantità in tutti gli incendi. in forte concentrazione provoca l'aumento del ritmo respiratorio. L'aria con il 5% di co2 non è respirabile.

Ammoniaca NH3: gas moderatamente infiammabile, tossico, di odore pungente irritante per occhi, gola, polmoni. Si forma nella combustione di materiali contenenti azoto: lana, seta, materiali acrilici, fenolici, resine melamminiche. Una esposizione prolungata a concentrazioni superiori 0,5% provocano gravi danni e la morte

Acido cianidrico o acido prussico HCN: gas altamente infiammabile e tossico, dall'odore di mandorle amare.Causa avvelenamenti per inalazione, contatto della pelle e ingestione. Bastano poche inspirazioni per causare incoscienza e morte. Sintomi: irritazione alla gola, lacrimazione, difficoltà respiratorie, debolezze, capogiro, convulsioni e morte. Se ne riscontra nella combustione incompleta di: lana, seta, resine acriliche, uretaniche e poliamminiche.

Fenolo o acido fenico C6H5OH: sviluppato dalla combustione del nylon e della bachelite. I gas tossici irritano le mucose specie quelle degli occhi. Gli effetti nocivi sono a carico del sistema nervoso centrale con mal di testa, ronzio, vertigini, respirazione affannosa e polso debole.

Aldeide formica o formaldeide HCHO: si sviluppa dalle resine fenoliche ed amminoplastiche ( piatti e bicchieri) , poliammidiche e poliuretaniche ( cuscini, materassi, imbottiture ecc.). Gas altamente infiammabile e altamente tossico se ingerito o respirato, molto irritante per occhi e mucose.

Beh, contando che di materiale ne sono bruciate circa 500 tonnellate ed alla luce delle notizie lette e sentite, credo si sia espresso un parere che rasenta i limiti dell'idiozia!
Non credo proprio si possa parlare serenamente di "rischio inquinamento scongiurato."
E' certo che se l'incendio si fosse esteso anche all'azienda vicina ci sarebbe stato un problema più grande, ma questo da solo già lo era a sufficienza.

Le persone che hanno avuto a che fare con i prodotti generati dalla nube tossica sprigionata dall'incendio delle 500 tonnellate di nylon, hanno respirato le sostanze appena elencate, che sono tutto tranne che sicure per l'organismo.

Se poi ci basiamo sull'indicazione data da pese94 che riporta la presenza di precipitazioni durante l'incendio e sul fatto che l'emergenza si è svolta il 10 maggio, presumo che tutte le giovani coltivazioni bagnate dalla pioggia siano state interessate da un dilavamento con soluzioni acquose di ammoniaca, acido cianidrico, fenoli e formaldeide che poi saranno finite nel ciclo alimentare di persone ed animali.

Alla faccia dell'inquinamento scongiurato!

Per l'ennesima volte ci troviamo di fronte a notizie che arrivano alla popolazione in un modo e al chimico provetto in un altro modo.

L'analisi di queste situazioni porta ad avere più consapevolezza e quindi ad essere più preparati a fronteggiare emergenze similari.
Un chimico deve saper gestire questi accadimenti e deve poter essere di aiuto alla popolazione che non conosce certi argomenti ma si affida ciecamente a ciò che sente o che vede dai mezzi di comunicazione.

Sono certo che anche oggi la chiacchierata sia stata costruttiva.
Rimango a disposizione per i vostri dubbi e/o commenti.

Buono studio.
GAGiuliani

1 commenti:

Alessandro ha detto...

Come per il caso citato ieri, vale anche per questo l'idea che non sempre la stampa ricerchi delle informazioni da fonti certe. Troppo spesso i giornalisti hanno la necessità di "tornare a casa con un articolo" o un servizio. Per assicurarselo, quando manca una fonte certa ed unica, seguono percorsi orizzontali nella ricerca dei dati che caratterizzano un evento.

Allo stesso modo, troppe imprese inducono i professionisti dell'informazione a scrivere notizie imprecise, poichè trascurano il ruolo di fonte primaria di informazione ad esse ascritto.

Se il responsabile della comunicazione aziendale fosse una persona preparata, responsabile ed attenta, sarebbe in grado di confezionare una notizia completa in tutti i dettagli da fornire alla stampa, evitando il panico, ma mettendo al corrente le persone interessate da qualsivoglia tipo di incidente connesso alle attività dell'impresa.

Dal mio punto di vista, quando ci si trova a leggere una notizia, è giusto confrontarla con altre fonti, stando sempre attenti alla quantità di "forse" "pare" "sembra" "dicono" "riferiscono", di cui gli articoli sono infarciti.

Da non chimico, se mi trovassi nella posizione di comunicatore aziendale e capitasse un evento come quello di Casnigo, prima che chiunque possa proferire parola, riunirei il team tecnico-operativo preposto alla gestione dell'emergenza interna e darei un'informazione all'esterno, pienamente valorizzata dalle evidenze oggettive che solo coloro i quali hanno gestito l'emergenza possono conoscere.

Alessandro

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