La cosa è sicuramente di interesse per gli addetti ai lavori ma credo che anche i discenti, gli alunni, abbiano il sacrosanto diritto di capire cosa sia questa questione delle graduatorie e cosa comporti il loro aggiornamento.
Per quanto riguarda l'esatto meccanismo di assegnazione delle cattedre... rimanderei ad un prossimo post, mentre oggi mi vorrei soffermare su alcuni dati che mi hanno particolarmente interessato.
Come si diceva prima, sono in fase di aggiornamento le "graduatorie" che in sostanza sono delle liste nelle quali ogni docente viene inserito e "matura punti" in funzione di quanti anni di insegnamento ha svolto, di quale è stato il suo voto di laurea, di quali corsi di aggiornamento ha frequentato, ma anche di tante altre voci più o meno attinenti con il fatto che si sappia insegnare o meno.
Lo scopo di ogni "docente di terza fascia" (colui, o colei, che è inserito nelle graduatorie d'istituto) è di arrivare ad occupare le prime posizioni della lista, in modo tale che se ci dovesse essere una "posizione vacante" (cattedra non occupata o occupata ma vacante perché il docente è in malattia o permesso o addirittura perché non è stato assegnato il docente e quindi la cattedra è libera) possa essere destinatario di una supplenza, più o meno lunga.
Ciò detto, ogni docente deve provvedere a comunicare (se è già "iscritto" al sistema) al proprio datore di lavoro quale materia ha insegnato e per quanto tempo è stato sotto contratto, in modo tale che si possano calcolare i punti da attribuire... sì, lo so, detta così non si capisce la logica, vero?
In effetti, anche io quando non ero "introdotto" in questi perversi meccanismi, non capivo come mai un lavoratore dovesse dire, e certificare per iscritto, al proprio datore di lavoro che gli ha proposto e sottoscritto il contratto, cosa e per quanto avesse lavorato; mi sembrava un po' il solito gatto che si morde la coda.
Poi ho capito che si tratta solo di burocrazia, lenta e dispendiosa burocrazia, che fa perder tempo ai docenti e che fa impazzire le persone che ricevono ed elaborano tutte queste documentazioni.
Dicevamo, ogni mese di insegnamento (o frazione di mese superiore a 16 giorni) corrisponde a 2 punti e il massimo dei punti attribuibili ad un docente in un anno scolastico è pari a 12... ma i mesi scolastici sono 9 e il conto dovrebbe dare 18...
Non vi è mai capitato di avere un insegnante supplente che inizia a lavorare con la classe il 23 settembre (quindi settembre non si può contare agli effetti del punteggio perché i giorni del mese sono meno di 16) e poi se ne va alla fine di marzo?
Come ci possiamo spiegare questa cosa?
Mettiamo il caso che voi siate dei docenti e che, per motivi di lavoro, vi troviate ad esercitare in un luogo sufficientemente lontano da casa da imporvi di prendere un domicilio in affitto vicino alla scuola. Le spese alle quali sarete sottoposti saranno appena appena coperte dallo stipendio che riceverete. Cosa vi spinge a stare lontano da casa, magari senza la famiglia o peggio ancora da soli in un luogo che non conoscete, dove non avete amici e dove non sopportate il clima, per di più senza guadagnare alcunché perché lo stipendio se ne va tutto in spese, nel momento in cui non c'è più un tornaconto?
E' per questo motivo che alcuni docenti, non tutti e, sia ben chiaro, non sto generalizzando né facendo crociate, una volta assicuratisi i famosi 12 punti (6 mesi) non fanno altro che ritornarsene a casa.
Punteggio massimo incassato e avanzamento in graduatoria assicurato.
Questo fatto com'è possibile?
E' possibile perché questa è la regola e tutti rispettiamo le regole; il problema, se c'è, è proprio nelle regole, che andrebbero riviste.
In momenti di crisi lavorativa come questi che stiamo vivendo o in situazioni di comodo dove è più semplice entrare in certi meccanismi laddove c'è meno "concorrenza", le persone si spostano in cerca di lavoro.
E' per questo motivo che molti docenti leggono e studiano le graduatorie d'Italia, cercando quelle dove il loro punteggio gli consente di "scavalcare" altri e vedersi assegnato il posto di lavoro.
A nulla importa il fatto che magari l'insegnante scavalcato lavori su quella cattedra da anni, con dedizione e profitto, programmando e progettando con i suoi allievi una continuità didattica e un percorso di apprendimento finalizzato alla migliore formazione.
Sia ben inteso, sto parlando dei posti precari e non di quelli di ruolo, dove niente e nessuno mai toglierà il posto al docente, anche se questo non è "il migliore degli insegnanti".
Nessuno quindi alzerà mai il capo o avrà la possibilità di dire (nemmeno i dirigenti più attenti) "questo è bravo, ha dimostrato di saper fare, ha ottenuto risultati, ha una didattica efficace e voglio che continui ad insegnare qui".
Nessuna valutazione del merito né della qualità dell'insegnamento, se non da parte degli allievi e dei loro genitori.
Pensate sia solo il mio pensiero o che stia vaneggiando?
Vi riporto il testo di una lettera che ho letto su internet, a firma di Cristiano Lodi (insegnante di sostegno precario delle scuole medie):
"Leggo, in concomitanza con le pubblicazioni delle nuove GaE (Graduatorie ad Esaurimento - altro tipo di graduatoria diverso da quelle di Istituto - n.d.r.) aggiornate, da alcuni comunicati pubblicati dalla vostra redazione, che si sta prospettando quello che si era temuto da sempre - da quando cioè è stato stabilito che si poteva scegliere una sola provincia di inserimento.
Leggo che una docente di Ravenna, in pole position fino a qualche tempo fa, è stata scavalcata da venticinque colleghi provenienti dal sud d'Italia. Leggo ancora che la graduatoria di sostegno di Messina si è svuotata. Leggo ancora che probabilmente Roma verrà invasa (non è un termine che amo ma non saprei quale altro usare) da migliaia di colleghi provenienti dal resto del paese, in maggior parte dal sud.
Detto questo, avrei una semplice proposta per evitare l'intasamento di alcune provincie e lo svuotamento di altre: non si potrebbe stabilire un tetto massimo di inserimenti per provincia?
Ad esempio 2500, dando ovviamente la precedenza a quelli residenti, ma non a quelli che prendono la residenza all'ultimo momento, bensì a quelli che sono nati, vissuti e che pagano le tasse in quella provincia da almeno cinque anni. E' un' idea piccola piccola, mi rendo conto, ma non potrebbe rappresentare una soluzione almeno parziale ai tanti problemi che affliggono gli insegnanti e quindi la scuola? Grazie." Giovedì, 14/07/2011.
Mah... io leggo e capisco cosa intende dire, ma lo studente che ne sa?
Allora sono andato a cercarmi in cosa consistono tutti questi spostamenti che hanno messo in agitazione il collega e ho trovato dei dati, che vi sottopongo. I numeri riguardano i "nuovi ingressi" nelle regioni e nelle provincie rispetto a quanto registrato nel 2007, cioè quanti hanno optato per iscriversi nelle graduatorie di una regione o di una provincia diversa dalla propria di residenza.
Il colore giallo sta per un decremento percentuale mentre il blu per un incremento (nel caso non leggeste bene i grafici basta cliccarci sopra per avere un'immagine più grande).
Per primo vi presento il dato di alcune regioni:
e a seguire quello specifico per la Lombardia (quella di mio interesse) e le sue province:
Cosa possiamo dedurre da questi numeri?
Proprio ciò di cui parlava il collega nella lettera che vi ho riportato sopra, cioè che molti insegnanti l'anno prossimo cambieranno.
Gli spostamenti sono molti e, come si diceva prima, ci sono perché è stata calcolata a tavolino la possibilità di lavorare, quindi è sicuro che i nuovi arrivati prenderanno il posto dei vecchi.
Fatta questa analisi, io non ho molto più da aggiungere se non un suggerimento per i più attenti e volenterosi. Nella scrittura di questo post mi sono imbattuto in un libro, che non ho ancora letto ma che ha stuzzicato la mia curiosità (se non altro per vedere come viene raccontata una storia che vivo da anni) e che vi segnalo, con una breve nota di presentazione che riporto pari pari dal sito dove l'ho letta:
"Centinaia di migliaia di insegnanti precari vengono spremuti e mal pagati da un datore di lavoro, lo Stato, che nello stesso tempo scrive leggi contro lo sfruttamento e la violazione dei diritti.Vincenzo Brancatisano porta ad emersione, forte di una narrazione coinvolgente e spesso sconvolgente, una realtà italiana allarmante: migliaia di lavoratori vengono assunti e cacciati via da scuola anche decine di volte nell’arco di un’intera carriera lavorativa e cambiano ogni anno classi, sedi e colleghi con grave danno per intere generazioni di studenti che, a loro volta, non capiscono il motivo del dissennato valzer di professori cui sono costretti ad assistere in continuazione.
In un clima di vero e proprio mobbing istituzionalizzato, i supplenti sono perennemente umiliati da leggi illogiche e da graduatorie assurde dove non contano il merito e la bravura di chi è chiamato a insegnare, ma criteri mortificanti quale, tra gli altri, la partecipazione a costosissimi corsi per corrispondenza (dalla dubbia attendibilità); l’avere insegnato in sedi situate sopra i seicento metri sul livello del mare consente addirittura di raddoppiare il punteggio di servizio.
Le famiglie italiane sanno che lo Stato, con la complicità di ridicoli corsi di riconversione, sta per costringere molti professori di ruolo a insegnare ai propri figli materie di cui non hanno competenze?"Vincenzo Brancatisano, Una vita da supplente: lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana - Editore: Nuovi mondi - Euro: 12.50 - uscita: marzo 2010
Arriverà forse un giorno nel quale a me e ad altri verrà la voglia di farsi un anno di scuola in una località di mare?
Buona estate
GAGiuliani
FONTI
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http://www.orizzontescuola.it/node/17657
http://www.orizzontescuola.it/node/17641
http://www.mondoeditoriale.com/me/vincenzo-brancatisano-una-vita-da-supplente-lo-sfruttamento-del-lavoro-precario-nella-scuola-pubblica-italiana.html
2 commenti:
sei convinto di quello che scrivi? non tutta l'erba è in quel fascio e non certo vale solo per quelli che secondo te con sacrifici sono lontani da casa. Forse, se ti guardassi intorno con più attenzione, vedresti "docenti" che lavorano tutto l'anno con dedizione e professionalità e non sempre i migliori sono vicini a "casa" e ai loro "affetti"
Cara Maria,
leggo con attenzione il tuo commento e ti rispondo come meglio posso.
Ho maturato bellissime esperienze lavorative con colleghi che facevano egregiamente il loro dovere lontano dalle loro famiglie e dai loro affetti, con dignità e professionalità.
Ho vissuto con loro il disagio della lontananza e le preoccupazioni del precariato "selvaggio" che ti fa vivere alla giornata senza nulla poter programmare del futuro e, ahimè, del presente.
Nello stesso modo ho incontrato sulla mia strada opportunisti legati a filo doppio a leggi e decreti, che nulla hanno fatto oltre il dovuto, a volte impreparati, saccenti e pronti a passare sopra tutto e tutti solo per salvaguardare i loro interessi.
Una sensazione mi dice che tu possa essere nella prima categoria.
Una certezza mi dice altrettanto fortemente che se scaverai un po' nella tua memoria recente e passata, anche tu troverai esperienze simili alle mie.
Sarei interessato a conoscere meglio il tuo punto di vista.
Questo blog è strutturato in modo che tutti possano avere voce e che le questioni si possano esaminare al meglio.
Prova a rileggerti il post e poi rileggi il tuo ed il mio commento.
Se avrai ancora osservazioni o rileverai criticità da discutere, sarò felice di intavolare una proficua discussione.
Per gli altri che leggono...
avanti che c'è posto.
A presto e buon lavoro.
GAGiuliani
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